
Ci sono notti che non hai voglia di far niente e lo schermo del computer è una sonda gastrica che scruta i tuoi perchè.
Perchè ci si interroga e ci si mette in dubbio e non siamo come il mio cane che, apparentemente, vive con lo scopo primitivo della sopravvivenza ed una manciata di carezze?
Perchè non fanno la patente per l’amore.
Forse non passerei dall’avere il foglio rosa. La licenza di far innamorare e far soffrire è una grande responsabilità. Ma la sofferenza diventa un acido che si forma nella bocca ed ogni volta che penso mi si agrovigliano le budella. Mi verrebbe voglia di vomitare i miei pensieri sopra un tavolo al mercato del pesce. Vorrei tanto che i miei pensieri fossero come sardine. Vorrei venderli a chiunque avesse fame di una vita stravagante ed inusuale. Prendere i miei pensamenti e staccarci la testa, privargli della spina dorsale e poi li, senza struttura, abbandonarli all’olio bollente o alle braci e sia quel che sia come il futuro di una sigaretta accesa che fin che sta spenta sai che è carta e tabacco, ma poi è fumo e non sai più dovè.
Vorrei che le mie gambe fossero più lunghe per dimostrare anche ad un albero che so vedere più lontano di quanto non possa fare ora. Vorrei che le storie non finissero mai, ma che si trasformassero in un profumo da mischiare coi miei abiti e la mia pelle ogni volta che sento la puzza della solitune e della morte.